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DREAMSMELLERS



Maria Assunta Karini dirige  "Dreamsmellers", realizzando il suo primo lungometraggio.  Karini ritrae quattro donne indiane facendo un accenno alla loro vita sospesa tra   realtà e sogno, a volte molto vicino, e a volte irremediabilmente lontano.
Anita,  Shiilu, Taruna e Farah hanno in comune una cosa sola:  l’anima  bambina .  E si presenta in  una giovane donna dai cappelli d'oro e che le accompagnerà in questo percorso. Ma non tutte la riconoscono più, non tutte hanno saputo preservare l'imprevedibilità di questa anima  e la possibilità di andare oltre che porta con se. Alcune si sono semplicemente fermate.

Anita è una manager, dirige un importante ufficio nel centro di una metropoli indiana. La sua vita  sembra sia stata già decisa ed è facilmente prevedibile da sempre, da quando era una bambina. Solida famiglia, ottima educazione,  un posto di lavoro ambito, amicizie con persone simili a lei, per interessi e per estrazione sociale. Ma poi Anita capisce che la vita è anche qualcos'altro, è anche gioco, è anche imprevedibilità, è anche sogno. E forse includendo tutto questo nella realtà si vive meglio...

Shiilu raccoglie il cotone, lo fa da sempre, lo ha fatto sua madre e sua nonna, e tutte le donne della sua famiglia.  E anche tutte quelle del suo villaggio, vale a dire tutte le donne che Shiilu conosce. Non esiste il mondo al di fuori del suo villaggio, e lei semplicemente ripete la vita che ha visto fare intorno a se,  la fa sua senza pensarci, apparentemente anche senza la possibilità di immaginare. Lei  ha percepito qualcosa  che non faceva parte della sua vita  quando un giorno sua madre tornava dai campi,  e per un momento le era sembrato che tutto potesse cambiare. Per un momento.  Ma il vortice della realtà l'ha trascinata a sè in un istante, e in quell‘ istante lei ha visto  il gesto di sua madre nel  togliersi un fiore di cotone rimasto impigliato tra le pieghe del suo sari, ed ha capito: sua madre è la sposa del cotone, e questa sarà anche la sua vita.

Taruna è un'attrice, le piace il lavoro che fa: è stata una sua scelta. Non è stato facile farla, la sua famiglia non era contenta. Taruna sa che c'è sempre un prezzo da pagare per le  scelte non condivise, soprattutto se non sono condivise  da chi amiamo. La solitudine è incombente, prepotente, aggressiva. E lei si trova a masticare i suoi sogni che ad un tratto assumono un sapore amarognolo,oppure  non si riescono ad ingoiare. Così il gelato sembrerà fango, sembrerà terra. Ma non è solo questa la sua scelta non condivisa: Taruna non si ritrova nel cliché dell'attrice indiana, nei classici film che vengono proposti, lei vuole essere moderna, avere la libertà di portare i capelli corti, ad esempio. Dove la porterà la sua voglia di modernità e di sperimentazione? Non lo sappiamo, ma tutto questo ci pone una domanda:  qual è la via più breve verso la felicità? Quella che passa attraverso i nostri sogni o quella che si adagia nell'accettazione? Taruna  lo capirà molto presto.


Farah è una portatrice di cemento , lavora nei cantieri edili. Il suo sogno da piccola era diventare una ballerina,. Il suo mondo era la danza, ma il suo percorso è stato già deciso da altri: è diventata sposa a soli 13 anni, e ha dovuto fare la vita di sposa e poi poco dopo anche di madre, giovane e inesperta. Ha imparato velocemente che non c'è tempo e spazio per le domande, per cose superflue, quelle che gli altri caratterizzano come  superflue. Le fantasie.
Farah non è più sicura che la sua voce si senta. La sentite? Riuscite a sentirla? Grida dalle impalcature.


KMA Production presenta, in collaborazione  con MarionMad Pictures e Gaved Production , "Dreamsmellers". Il film è diretto da Maria Assunta Karini, da un idea di Alena Jurisa e Maria Assunta Karini, sceneggiatura di Maria Assunta Karini, Alena Jurisa e Luka Moncaleano.  I produttori sono KMA  Production Giovanni Romano e José Sinalta, coproduttori Slaven Maric, Branko Matijasevic e Aaaron Goldstein, con Harry Brewster  come produttore esecutivo.
Gli attori sono Juneda Ansari, Zam Zam Fatima Malik, Farah Naaz, Monica Shipkar,  Anita Shukla, Bhawana Singh,  Preeti Singh, Taruna Singh, Lauretta Sidoli, Sheelu Tripathi e Rana Faquit.
Il team creativo dietro le scene: direttore della fotografia Premanand Bhageerathan, assistente alla regia Luka Moncaleano, montaggio Maria Assunta Karini e Paolo Alessio Ferrari,  musiche originali Jacopo Chiari.



COME NASCE DREAMSMELLERS?



Maria Assunta Karini, dopo una lunga serie di cortometraggi, molto apprezzati e spesso anche premiati  nei festival internazionali (Seattle, Uppsala, Cannes,Seoul etc), ha voluto realizzare il suo primo lungometraggio ispirandosi al mondo della donna. Dall'incontro con Alena Jurisa, alla sua prima esperienza come sceneggiatrice, è nata l'idea del film.  La volontà di capire le differenze e le similitudini del mondo della donna nei vari contesti culturali e sociali le ha portate in India, nell'Uttar Pradesh, destinazione scelta grazie anche agli studi e approfondimenti sulla cultura e la società indiane fatti da Alena Jurisa in precedenza.

La complessità della società indiana costituiva un'ottima base per la creatività di Karini e Jurisa,  che voleva svilupparsi anche includendo precisi riferimenti culturali guardando sempre però alle tematiche universali, come la solitudine, la scelta, la sicurezza, il sogno. Temi che le quattro donne nel film vivono a modo loro, a volte cercando di sfuggire al destino e a volte usandolo a proprio favore, o forse accettandolo senza pensarci.

Il lavoro sulla sceneggiatura si è sviluppato a diversi livelli, spostando sia il tempo che il senso, e facendo anche un "gioco degli innesti" che ci porta fino al Giappone.
Non è una vita raccontata ma solamente accennata,c’è un tema portante per ogniuna   di loro   quello per il quale o contro cui combattere ‚a volte questo tema viene solamente riconosciuto come tale e accettato . La manager riconosce nella sua sicurezza la bellezza della fragilità,infatti da ragazzina quando camminando per la strada  vede la nuvola avviene la sua prima presa di coscienza :il suo sogno è reale.
Da adulta vivrà un’esperienza analoga trovandosi in un campo di cotone improbabile  e  lì capirà nel momento finale,pungendosi il dito nell’atto di raccogliere il cotone  che quel sogno è reale.Ha toccato quel mondo  duro e travagliato  che per lei prima era invisibile. La raccoglitrice di cotone non sa cosa vuol dire sognare, immaginare un'altra realtà, eppure un accenno di essa l'ha vissuta anche lei. L'attrice ha assaporato la solitudine, e la vive con consapevolezza. La portatrice di cemento non ha potuto scegliere, qualcuno ha  scelto per lei. Come molte altre donne, ha solamente vissuto le scelte fatte da altri.
 
Le quattro donne nella fantasia si scambiano anche i ruoli, cosa pressoché impossibile nella società indiana. Questo rimescolio, questo scambio di ruoli si svolge a livello della fantasia, ma ci permette di  vederle diverse, di immaginare uno scambio, una flessibilità di ruoli che vuole essere anche un invito a rompere le invisibli, ma cosi tanto radicate, barriere che separano le persone di diversi strati sociali, di diversa provenienza culturale.

 Il "gioco degli innesti"si sviluppa   dopo un’attenta ricerca della Karini sui film  ed i registi giapponesi del periodo 1937-1960. Da questo studio  nasce l’idea  di inserire al contesto indiano della pellicola, scene di film interpretate  da  attrici  giapponesi,  come se queste altre donne  cercassero di aggiungere altri frammenti  di vita  creando connessioni di gesti e situazioni simili ma ripetuti in tempi e luoghi diversi. In questa nuova ambientazione le scene giapponesi  acquisiscono   un costrutto   differente da quello iniziale ,infatti  attraverso il montaggio e le frasi fuori campo  recitate in giapponese da  una giovane ragazza contemporanea,  vengono completamente ribaltate  nel loro significato originario  

L‘Animula  , invece, rappresentata dalla ragazza dai capelli d'oro, viaggia idealmente sempre, ma rimane comunque dentro ognuna di loro, a volte nascosta e irriconoscibile, a volte fortemente manifesta.




LOCATION


Il film è stato girato in parte in Italia (Piacenza e provincia ) e  in parte a Lucknow, capitale dello Stato di Uttar Pradesh, nel nord dell'India.

Lucknow  è una grande città che conta più di 1,600 000  abitanti. Il contrasto tra le zone povere e quelle dove vivono i benestanti, i ricchi, è molto forte, nonostante si possa spesso osservare una sorprendente vicinanza di case eleganti, giardini curati, cancelli automatici, e catapecchie improvvisate, fatte di assi di legno e coperte con teli di plastica.
Una delle location per le riprese si trovava nella prima periferia di questa città, nel villaggio Kakori. Si tratta di un bellissimo edificio che oggi viene adoperato in parte anche come scuola.

"La casa che abbiamo scelto per le riprese si trova in un piccolo villaggio adiacente alla città. Per arrivarci bisogna percorrere un tratto di strada costeggiato da alberi di mango. L’aria diventa subito più leggera: la natura di certo allevia sempre quella che è la forza costruttiva e distruttiva degli uomini.
Il villaggio è un cumulo di casette basse e quadrate, piccole costruzioni accozzate lungo una stradina sterrata, costeggiata da ambedue le parti da un canale maleodorante.
Entriamo nel cortile, l’abitazione è delimitata dai muri, e comprende diversi stabili, alcuni abitati e altri no, e due grandi spazi verdi. Emana un senso di tranquillità, di pace. Saranno i colori, l’azzurro dell’intonaco e l’arancio dei mattoni a vista, sarà lo spazio ampio e ben distribuito, oppure è la sensazione di riparo dalla vita dirompente del villaggio."

Tratto da: "Diari indiani", Alena Jurisa


Le altre location del film si trovavano  in Italia a Piacenza e nella provincia. Alcune scene sono state girate in una cantina del 600.E‘ stato scelto questo luogo  per la la dimensione e la struttura delle stanze a volta, infatti due scene sono state girate in una stanza  rettangolare  dove abbiamo ricreato un campo di terra nera,l’altra scena  è stata girata in una piccolissima stanza  generando una sorta di  luogo sacro una cella ,un altare. Abbiamo cercato ,  in questi spazi, di realizzare situazioni e luoghi improbabili,  fuori dal tempo.
 













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